La strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960
Nel giugno 1960, in tutta Italia furono organizzate manifestazioni, scioperi e proteste antifasciste contro la legittimazione del partito neofascista MSI che aveva dato appoggio esterno al Governo Tambroni e inoltre voleva tenere il proprio congresso a Genova, città liberata dalle forze partigiane.
A Genova il 30 giugno fu impedito il congresso del MSI con imponenti manifestazioni che si protrassero per giorni, con violenti scontri con la polizia.
La stessa dinamica si verificò in molte città d’Italia: era ancora fresca la profonda ferita che il nazifascismo aveva inferto al popolo italiano, con le persecuzioni, le torture, la guerra di sterminio razzista, le stragi di civili e partigiani, le deportazioni nei campi di concentramento.
Il 6 luglio a Reggio Emilia la CGIL proclamò lo sciopero generale e il 7 luglio decine di migliaia di persone si ritrovarono in corteo contro il fascismo e la violenza delle forze dell’ordine già espressa nei giorni precedenti.
Camionette, cariche, idranti a pressione e lacrimogeni non furono in grado di spezzare la resistenza dei manifestanti, che rispondevano alle cariche lanciando tutto ciò che potevano.
La polizia ricevette quindi ordine di aprire il fuoco.
Nel pomeriggio del 7 luglio, la polizia sparò sui manifestanti, ferendo decine di persone e assassinandone cinque:
- Lauro Farioli, classe 1938, 22 anni, operaio, iscritto al PCI
- Ovidio Franchi, classe 1941, 19 anni, operaio, iscritto al PCI
- Marino Serri, classe 1919, 41 anni, pastore, partigiano della 76° Brigata Garibaldi SAP, iscritto al PCI
- Afro Tondelli, calsse 1924, 36 anni, operaio, partigiano della 76° Brigata Garibaldi SAP, iscritto al PCI
- Emilio Reverberi, classe 1921, 39 anni, operaio, partigiano della 144° Brigata Garibaldi, commissario politico, iscritto al PCI
Negli anni successivi furono celebrati alcuni processi a carico del vicequestore responsabile della piazza Giulio Cafari Panico per omicidio plurimo e anche per alcuni agenti di polizia per omicidio volontario: furono tutti assolti con formula piena.
In seguito Fausto Amodei scrisse la celebre canzone “Per i morti di Reggio Emilia” che viene spesso cantata ancora oggi alle manifestazioni antifasciste per ricordare questi eventi e questi morti ancora senza giustizia.
PER I MORTI DI REGGIO EMILIA
di Fausto Amodei, 1960
Compagno cittadino, fratello partigiano
Teniamoci per mano in questi giorni tristi
Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia
Son morti dei compagni per colpa dei fascisti
Di nuovo come un tempo, sopra l’Italia intera
Urla il vento e soffia la bufera
A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
Per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
Di chi s’è già scordato di Duccio Galimberti
Son morti sui vent’anni per il nostro domani
Son morti come vecchi partigiani
Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli
Ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
Versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti
Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei Fratelli Cervi
Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
È sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale
A quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna
Uguale la canzone che abbiamo da cantare
Scarpe rotte eppur bisogna andare
Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
E voi Marino Serri, Reverberi e Farioli
Dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti
Voialtri al nostro fianco per non sentirci soli
Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa
Fuori a cantar con noi, Bandiera Rossa