9 giugno 1937: i fratelli Carlo e Nello Rosselli assassinati dai fascisti
Carlo e Nello Rosselli avevano 37 e 36 anni quando furono assassinati dai fascisti francesi su preciso mandato di Mussolini. Avevano origini ebraiche e sia per parte di madre (attraverso la quale erano anche cugini dello scrittore Alberto Moravia) che per parte di padre avevano famiglie da sempre attive politicamente e vicine agli ideali repubblicani risorgimentali.
Negli anni successivi Carlo Rosselli visse a Parigi, dove fu tra i fondatori del movimento antifascista Giustizia e Libertà (GL), di orientamento liberal-socialista. Da Giustizia e Libertà, durante la Seconda Guerra Mondiale (1942) nacque il Partito d’Azione, uno dei più importanti partiti antifascisti italiani durante la Resistenza e negli anni subito successivi alla fine della guerra.
Nel 1936 Carlo Rosselli andò in Spagna per combattere insieme ai repubblicani nella Guerra civile; rimase ferito e per questo tornò in Francia.
Gli uomini che uccisero i fratelli Rosselli li attaccarono mentre si trovavano in automobile: li fecero scendere dal veicolo e gli spararono. Nello fu il primo a essere colpito ma non morì subito, a differenza di Carlo, e per questo fu ucciso con un’arma da taglio. I loro corpi furono ritrovati due giorni dopo, l’11 giugno.
Compiuto l’assassinio, si esegue la seconda parte del piano. Filliol rivolta le tasche di Carlo Rosselli e ne preleva documenti e portafoglio, poi ispeziona la vettura e trafuga i carteggi del capo di Gl. Nessun interesse, invece, per il denaro di Nello, un migliaio di franchi in contanti, 220 lire e un assegno di ventimila franchi. Baillet e Jakubiez trasportano i cadaveri nel bosco a pochi metri dalla strada e li ricoprono di frasche.
Jakubiez sale sulla Ford, al posto guida, proprio mentre sopraggiunge una giovane ciclista, Hélene Besneux, parrucchiera a Bagnoles. La ragazza vede una pozza di sangue e guarda attonita la scena. Spaventata dagli sguardi ostili, l’inconsapevole testimone fugge, giusto in tempo per non essere a sua volta trucidata…“
Siamo antifascisti perché in questa epoca di feroce oppressione di classe e di oscuramento dei valori umani, ci ostiniamo a volere una società libera e giusta, una società umana che distrugga le divisioni di classe e di razza e metta la ricchezza, accentrata nelle mani di pochi, al servizio di tutti.
Siamo antifascisti perché nell’uomo riconosciamo il valore supremo, la ragione e la misura di tutte le cose, e non tolleriamo che lo si umilii a strumento di Stati, di Chiese, di Sette, fosse pure allo scopo di farlo un giorno più ricco e felice.
Siamo antifascisti perché la nostra patria non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide col nostro mondo morale e con la patria di tutti gli uomini liberi.
Il nostro antifascismo implica, perciò, una fede positiva, la contrapposizione di un mondo nuovo al mondo che ha generato il fascismo.
Questa nostra fede, questo nostro mondo, si chiamano libertà, socialismo, repubblica; dignità e autonomia della persona e di tutti i gruppi umani spontaneamente formati; emancipazione del lavoro e del pensiero dalla servitù capitalistica; nuovo Umanesimo.
Forma moderna della reazione capitalistica, anzi ormai forma tipica di governo verso cui tende in tutti i paesi la classe dominante non appena senta minacciati i suoi privilegi, il fascismo esprime ad un tempo la feroce volontà di difesa della grande borghesia e la irrimediabile decadenza della civiltà che porta il suo nome.
Antifascismo è perciò sinonimo di anticapitalismo, di un anticapitalismo concreto e storico che si giustifica non tanto col richiamo ad un astratto schema teorico quanto con le sofferenze materiali e morali delle grandi masse lavoratrici, il cui destino è il nostro destino, e con la constatata incapacità di una classe dirigente che non riesce neppure a sfamare i suoi servi”.
Per saperne di più:
https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/carlo-nello-giustizia-liberta/
https://www.patriaindipendente.it/idee/lemail/fratelli-rosselli-un-anniversario-tono/
https://www.patriaindipendente.it/il-quotidiano/fratelli-ditalia-2/