Congresso Provinciale 2022

Intervento al XVII Congresso dell’ANPI provinciale di Torino del nostro vice-presidente vicario Nello Dal Bo

Intervento al XVII Congresso dell’ANPI provinciale di Torino del nostro vice-presidente vicario Nello Dal Bo

 

Che cosa deve fare l’ANPI?
Questo era il titolo di un convegno a cui partecipai anni addietro, ma è anche la domanda che ci pone questo congresso.
Sono passati un po’ di anni ma confermo la risposta di allora: l’ANPI deve essere sé stessa.
Forse la risposta può essere complicata, ma a indicarci la strada abbiamo un faro ed una boa luminosa : il primo è lo statuto, mentre la boa luminosa è fornita dal filosofo e dottore della chiesa Tommaso d’Aquino: l’agire deriva dall’essere e sottolineo la parola agire.
Ciò significa che occorre agire in base al proprio mandato, all’atto di nascita. Bisogna agire secondo il DNA ed il precetto dei fondatori dell’ANPI.

I valori dei partigiani devono sempre essere rispettati ed onorati nel nostro agire quotidiano.
Pur essendo di formazione differente, tutti i partigiani avevano caratteristiche comuni. Innanzitutto parteggiavano ovvero prendevano le parti degli oppressi, della libertà e della giustizia.
Altra loro caratterista, così come esplicitato nelle interviste di Gad Lerner: quasi tutti si dichiararono insoddisfatti della società attuale. Non era per questo che avevano lottato.
Poi ci sono gli insegnamenti che ognuno di noi ha ricevuto dai partigiani incontrati nella propria vita: io ho avuto il privilegio di essere figlio e nipote di partigiani e di aver assorbito i loro insegnamenti.

Mi hanno chiaramente insegnato cos’è il fascismo e l’antifascismo e il tutto si sintetizza in questa frase: ‘L’antifascismo non è il custode di un’antica reliquia ma un soggetto che fa tesoro della memoria per intervenire nel presente e per disegnare il futuro’. E questo secondo me deve essere l’agire dell’ANPI.

Posso anche dire, parafrasando Pertini, che essere antifascista significa anche provare ad impedire ai fascisti di manifestarsi e di manifestare. E sopratutto impedire loro di diventare cultura egemone. Per questo quando incontrai sulla mia strada l’ANPI di Grugliasco sentii di essere tornato a casa. Mi hanno spiegato anche cos’è il fascismo: visto che la Resistenza è la madre della Costituzione
tutto ciò che contrasta e viola la Costituzione è un segno di neofascismo. Ad esempio, impedirmi di entrare in piazza al 1° Maggio perché indosso un simbolo non gradito al potere, quale un simbolo No TAV, è chiaramente un insulto a vari articoli della Costituzione.

Ed allora tutti coloro che si proclamavano antifascisti avrebbero dovuto intervenire.
Ho le idee chiare su cosa non deve fare l’ANPI: ovvero non deve mai dimenticarsi che oltre a non
essere nessun partito non deve neppure essere il ‘giardinetto di casa’ di nessun partito.

Non deve mai dimenticarsi che la forza dell’associazione è nelle sezioni e in particolare in quelle che non solo fanno memoria, ma si occupano di agire nel quotidiano contrastando tutti i neofascismi e agendo nel sociale. La forza dell’associazione è nei militanti e non nelle lobbies di nessun tipo e nelle stanze del potere.
Non bisogna dare per scontato che le veline della questura siano la verità assoluta, sopratutto se a contestarle vi sono testimonianze dirette di militanti ANPI.
La forza dell’associazione è nei giovani che vedo poco valorizzati, poco sostenuti e quasi niente incoraggiati. Sarà necessario che la nuova presidenza cambi rotta rispetto al passato.

Invito inoltre la futura Presidenza a contattare ed ascoltare le sezioni, recarsi anche in quelle periferiche, anche in quelle considerate poco ortodosse, e, prima di prendere iniziative di censura verso iniziative delle sezioni, ascoltare le loro ragioni.

Un vero dirigente si dimostra tale quando dal suo agire scaturisce autorevolezza e non autoritarismo.

Concludo ricordando una dirigente che orgogliosamente definisco la mia Presidente, che ci onoròdella sua presenza venendo a confrontarsi con la periferica sezione di Grugliasco, magari poco ortodossa, ma pregna di quello spirito antifascista che lei stessa ci riconobbe: la compianta ed amata Carla Nespolo.
Grazie Carla!