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18 maggio 1944-2020: ANPI Grugliasco ricorda Dante Di Nanni

Dante Di Nanni – Partigiano d’Italia, Eroe nazionale, Medaglia d’Oro al Valore Militare
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, nato a Torino il 27/03/1925, ivi Caduto il 18/05/1944. Di famiglia di immigrati pugliesi, a soli 15 anni entrò in fabbrica, iscrivendosi nello stesso tempo a una scuola serale. Nel 1942 si arruolò volontario in Aeronautica come allievo motorista. Frequentato il corso presso la scuola “Leonardo Da Vinci” di Varese, nell’agosto 1943 fu assegnato al 1° Nucleo addestramento caccia di Udine.

Fin dai primi giorni dopo l’8/09/1943, il diciottenne Dante Di Nanni comprese che l’unico modo di far uscire dignitosamente l’Italia dalla guerra era quello di prendere le armi contro i tedeschi. Verso la fine di settembre, insieme all’amico Francesco Valentino (altro valoroso combattente che i fascisti avrebbero impiccato il 22/07/1944 in corso Vinzaglio a Torino), si trasferì a san Giacomo di Boves (Cuneo), dove organizzò una squadra partigiana che si diede subito a compiere azioni contro i nazifascisti. Alla fine di dicembre la squadra venne attaccata da preponderanti forze nemiche e dispersa. Di Nanni, seguito da Valentino, riuscì a rifugiarsi nella sua abitazione torinese e qui visse nascosto fino alla fine del gennaio 1944, allorché entrò a far parte dei G.A.P. (Gruppi d’Azione Patriottica) comandati da Giovanni Pesce. Dopo aver portato a termine le missioni più pericolose, combattendo in quelle formazioni, Cadde in combattimento.

Nella notte del 17/05/1944, con Pesce, Valentino e Bravin, Di Nanni partecipò all’attacco della stazione radio sulla Stura vigilata da 9 militi. Dopo averli disarmati, i quattro gappisti risparmiarono la vita ai militi, ma due di costoro, traendo la promessa fatta, corsero a dare l’allarme al vicino Comando tedesco. Così, mentre la stazione radio saltava in aria, i gappisti si scontrarono con un intero reparto nemico accorso sul luogo. Nel combattimento Caddero diversi nazifascisti, ma anche Pesce, Valentino, Bravin e Di Nanni furono feriti; quest’ultimo in modo particolarmente grave da ben sette pallottole alle gambe, al ventre e alla testa. Nonostante fosse stato anch’egli colpito a una gamba, Pesce riuscì a trascinare con sé il compagno e a nasconderlo in una cascina. All’alba, Di Nanni fu poi trasportato a Torino e nascosto in un’abitazione di via San Bernardino dove si trovava un deposito di armi.

Il medico patriota chiamato per le prime urgenti cure, disse che il ragazzo non sarebbe sopravvissuto se non fosse stato immediatamente ricoverato in ospedale. Pesce uscì allora dalla casa per mettersi in contatto con l’organizzazione clandestina e trovare un’autoambulanza, ma pochi istanti dopo, i nazifascisti, evidentemente avvertiti da un spia, piombarono in via San Bernardino e circondarono lo stabile che ospitava il gappista ferito. Erano le 11.00 del 18/05/1944.

Di Nanni non si lasciò sorprendere. Ai militi saliti al secondo piano per arrestarlo rispose con raffiche di mitra e lanciando bombe a mano. I fascisti chiamarono rinforzi, giunsero persino un carro armato e un’autoblinda. Sui tetti circostanti l’edificio furono piazzate le mitragliatrici. Nonostante la gravità delle ferite, il gappista non si arrese, continuò a sparare e a lanciare bombe. Gettando sulla strada cariche di tritolo, riuscì a bloccare il carro armato, con le raffiche del suo mitra colpì numerosi tedeschi e fascisti.

Alla fine, esausto, esaurite le bombe e le munizioni, si affacciò al balcone. Nello scorgerlo, i nemici smisero di sparare. Di Nanni rimase per pochi secondi appoggiato alla ringhiera, alzò il pugno nel saluto comunista, poi si piegò in due e, ormai allo stremo delle forze, si lasciò cadere nel vuoto.

Dall’opuscolo clandestino edito a Torino il 4 giugno 1944 “Alla gloria dell’eroe nazionale Dante Di Nanni” riportiamo il periodo conclusivo:

Gli anni e i decenni passeranno: i giorni duri e sublimi che noi viviamo oggi appariranno lontani, ma generazioni intere di giovani figli d’Italia si educheranno all’amore per il loro Paese, all’amore per la Libertà, allo spirito di devozione illimitata per la causa della redenzione umana sull’esempio dei mirabili Garibaldini che scrivono oggi, col loro sangue rosso, le più belle pagine della storia italiana“.

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