L’A.N.P.I. Grugliasco per la difesa dei diritti costituzionali: i “Decreti Sicurezza” non sono stati aboliti
“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”
“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”
Articolo 17 della Costituzione italiana
“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”
Il 5 ottobre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato la modifica dei cosiddetti “Decreti sicurezza”, fortemente voluti dall’allora Ministro dell’Interno del primo Governo Conte Matteo Salvini tra il 2018 e il 2019. Appena insiediatosi, l’attuale Governo aveva sbandierato come uno dei suoi principali obiettivi la cancellazione dei suddetti decreti.
In più, un altro provvedimento difficilmente applicabile e comunque insufficiente è quello che prevede che il periodo massimo nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) passi da essere di 180 giorni a 90 prorogabili di ulteriori 30 giorni in determinati casi. Già oggi, il periodo massimo in cui una persona dovrebbe restare in un CPR viene sistematicamente violato. Dunque, sarebbe necessario riformare il sistema dei CPR per evitare che diventino dei veri e propri carceri a tempo indeterminato, caratterizzati da sovraffollamento, mancanza delle più basilari norme igieniche e disumanizzazione dei detenuti.Riteniamo incomplete anche quelle misure che riguardano le procedure per la concessione della cittadinanza italiana. Infatti, il periodo massimo per il completamento delle procedure burocratiche passa da 4 a 3 anni, ma non è sufficiente. Difatti, il provvedimento non è retroattivo (dunque le persone giunte in Italia durante il periodo in cui Salvini presiedeva il Ministero dell’Interno non potranno beneficiare dei miglioramenti della loro posizione prodotti dalle nuove norme) e inoltre non si è parlato né di ius soli né di ius culturae, che permetterebbero a tanti giovani nati o che hanno studiato in Italia di uscire da quel limbo giuridico che li obbliga a lunghissime procedure burocratiche per ottenere la cittadinanza.
Per concludere, nonostante le indispensabili modifiche alle più disumane norme salviniane, questo decreto si pone sulla stessa lunghezza d’onda degli ultimi provvedimenti in materia di immigrazione, dalla legge Bossi-Fini ai decreti Minniti. Infatti, permangono alcune linee guida che noi critichiamo fortemente, dal subordinare la concessione di un permesso di soggiorno all’ottenimento di un contratto di lavoro alla criminalizzazione degli immigrati irregolari, passando per il tentativo di ridurre al minimo gli arrivi di stranieri in Italia. Ciò provoca inammissibili conseguenze quali sfruttamento lavorativo, ricatti da parte dei datori di lavoro e aumento della delinquenza e rende l’Italia corresponsabile di situazioni di violenza endemica e continue violazioni dei diritti umani.Se le norme sull’immigrazione segnano alcuni timidi passi in avanti, seppur parziali ed insufficienti, nell’accoglienza degli stranieri in Italia, d’altra parte, per quanto riguarda i passaggi riguardanti la cosiddetta “sicurezza urbana”, i decreti salviniani rimangono pressoché intatti e in essi possiamo chiaramente vedere l’intenzione di criminalizzare ogni forma di dissenso.
Prima di tutto, si sono mantenute tutte quelle norme che tentano di contrastare le manifestazioni di dissenso organizzate, partendo dal divieto di utilizzare fumogeni o coprirsi il volto durante le manifestazioni all’inasprimento delle pene (con un massimo di addirittura 6 anni di carcere) per chi compie blocchi stradali o picchetti. Per di più, rimangono tali le pene previste per l’occupazione di terreni o edifici pubblici o privati, reati che possono portare ad un massimo di 4 anni di carcere. In aggiunta, la partecipazione a manifestazioni può essere considerata un’aggravante di un reato. Ovviamente, queste misure hanno come obiettivo quello di combattere contro i movimenti sociali, studenteschi e di lavoratori, cercando di indebolirli tramite repressione poliziesca.
Inoltre, non è stata modificata tutta quella parte dei “Decreti sicurezza” che, nelle parole di Salvini, voleva garantire il decoro urbano, ma, nella realtà, si tratta di una serie di provvedimenti che delinea una vera e propria guerra ai poveri. Stiamo parlando, ad esempio, dell’imposizione dello sgombero di case occupate tramite l’uso della forza pubblica, dell’introduzione del reato di accattonaggio o della maggiore facilità di confisca amministrativa di beni di proprietà di persone indebitate.
Per questi motivi, noi dell’ANPI “68 Martiri” di Grugliasco chiediamo che i “Decreti sicurezza” vengano totalmente cancellati e siano sostituiti da normative che garantiscano tutti i diritti costituzionali e siano ispirati dai valori della Resistenza.