Video del discorso del Presidente dell’ANPI Grugliasco, Fulvio Grandinetti, per il 2 Giugno 2020
Viva il 2 Giugno, viva la Costituzione, viva la Resistenza!
web: www.anpigrugliasco.it
pagina fb: @ANPI 68 Martiri Grugliasco
canale youtube: ANPI 68 Martiri Grugliasco
contattaci: http://anpigrugliasco.it/contatti/
mail: anpi.grugliasco@gmail.com
Scarica il discorso ufficiale per la Festa della Repubblica 2 Giugno 2020
Grugliasco (TO), 2 giugno 2020
Discorso ufficiale Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” Grugliasco
per la Festa della Repubblica
2 Giugno 2020
Buon 2 Giugno, buona Festa della Repubblica a tutte e tutti!
Il 2 Giugno festeggiamo la nascita della nostra Repubblica tramite referendum popolare a suffragio universale, avvenuto il 2 giugno 1946, con la conseguente fine della monarchia e la cacciata dei regnanti Savoia, complici del progetto imperiale fascista e genocida di Mussolini di cui avevano assunto i titoli, incluso quello di Imperatore.
Con la Festa della Repubblica festeggiamo le prime libere elezioni in Italia dopo il ventennale regime fascista: tramite il voto libero, eguale e segreto i cittadini e – per la prima volta – le cittadine affermarono di non essere più sudditi del re e scelsero la Repubblica, eleggendo anche i loro rappresentanti all’Assemblea Costituente, come già era avvenuto durante le esperienze di autogoverno nelle repubbliche partigiane durante l’occupazione nazista.
Le classi popolari e lavoratrici, che in larga parte avevano animato la Resistenza, varcavano l’ingresso nelle istituzioni, rappresentate dalle forze politiche antifasciste che erano state perseguitate violentemente dai fascisti per oltre vent’anni: riunite insieme nel Comitato di Liberazione Nazionale, embrione di Costituente, avevano guidato con successo la lotta di Liberazione nazionale e si accingevano a rinnovare l’Italia praticando la democrazia e istituendo diritti.
Lavoratrici e lavoratori conquistavano il loro ruolo sociale e politico anche nelle istituzioni e nei luoghi di decisione politica del nuovo Stato repubblicano e democratico.
La conoscenza storica ci permette di tracciare il percorso consequenziale di lotte popolari che hanno visto Antifascismo (anni ’20) – Resistenza (1943-1945) – Liberazione (1945) – Repubblica (1946) – Costituente (1946-1947) – Costituzione (1948) che inizia proprio con le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici per i diritti e la giustizia sociale: anche per questo la Repubblica democratica fondata sul lavoro e l’appartenenza della sovranità al popolo sono inserite all’articolo 1 della Costituzione.
La Costituzione Italiana è definita “la più bella del mondo” ed è usata anche come base di riferimento per le Costituzioni di altri Paesi, ma in larga parte oggi è inattuata o violata.
La Costituzione è il frutto di un accordo, un compromesso alto e nobile, promosso dalle persone migliori del loro tempo, risultato del conflitto tra forze politiche e sociali contrapposte: la Costituzione è unitaria e democratica proprio in questo senso, cioè si tratta di un patto fondato su determinati rapporti di forza esistenti all’interno della società nel contesto in cui venne alla luce.
Attualmente siamo impegnati nella difesa della Costituzione, più che per la sua attuazione, perché i rapporti di forza presenti nella società sono profondamente cambiati, perché il mondo e i suoi equilibri internazionali sono cambiati, perché l’attuale classe politica, cioè i rappresentanti del popolo presenti nelle istituzioni, in larga parte non la conoscono e non la rispettano, impreparati sul piano dei valori anche quando la evocano o quando vi prestano giuramento.
Per questo vengono promosse politiche razziste e autoritarie come i decreti sicurezza, o politiche di indebolimento dei diritti come la precarietà del lavoro, la privatizzazione della scuola o della sanità, o ancora lo sdoganamento di razzismo e nazionalismo spacciandoli per “doverosa difesa dei confini nazionali”.
Inoltre esistono persone di dubbia moralità ma di grande capacità mediatica affabulatoria, che esteriormente vestono democrazia e cantano con noi le canzoni partigiane, ma nella sostanza praticano il manganello: noi dell’A.N.P.I. dovremmo imparare a riconoscere in anticipo chi si comporta in questo modo strumentale, e non cadere più nei loro ingannevoli progetti di affermazione personale.
Dobbiamo capire come attuare la Costituzione, come essere e diventare davvero una Repubblica democratica, per trasformare la società di oggi nella società indicata dalla Costituzione.
La Resistenza ci ha insegnato che la risposta risiede nella partecipazione popolare attiva e nella conquista, attraverso il conflitto, di sempre maggiori spazi di democrazia, cioè di animazione della volontà popolare legata alla vita quotidiana, riconoscibile e praticabile da tutte e tutti.
La casa, il lavoro, la scuola, la salute, la cultura, i diritti civili, il tempo libero, i beni comuni come l’acqua, l’aria, la terra e l’energia, sono zone di conflitto in cui si scontrano interessi e forze diverse: la Costituzione ci parla di questo, non di un puro e ideale “mondo fatato” irraggiungibile.
Alcuni ritengono che a questi diritti vi possa accedere solo chi ha denaro, e quindi li vuole trasformare in merce, privatizzandoli e togliendoli dalla disponibilità comune, oppure che vi possa accedere solo chi appartiene a una determinata etnia, escludendo le altre, oppure chi è nato in una determinata area geografica, escludendo gli altri, o chi parla una determinata lingua, escludendo le altre: queste persone, a volte consapevoli e a volte inconsapevoli, non seguono il dettato della Costituzione repubblicana e portano avanti, se investite di ruoli pubblici e istituzionali ai vari livelli, un progetto che allontana sempre di più la società di oggi dalla società delineata dalla Costituzione.
Altri ritengono che si debba organizzare la società affinché ai diritti e ai beni comuni vi possano accedere tutte e tutti, e che cittadine e cittadini possano partecipare alla gestione e alla condivisione delle risorse e della ricchezza, senza distinzione, come infatti recita l’articolo 3 della Costituzione.
Per realizzare questa società devono essere previsti gli organismi necessari alla partecipazione popolare alle decisioni e una tassazione progressiva in base alla ricchezza, nel senso che chi più possiede e chi più guadagna, paga tasse maggiori e più alte in favore di chi possiede e guadagna meno, come infatti afferma l’articolo 53 della Costituzione.
Il conflitto verte quindi su come deve essere organizzata la società italiana, cioè che cosa si intende, nella sua essenza profonda, con il concetto di Patria.
La bandiera italiana, ad esempio, è un simbolo ritenuto unificante e neutro, in cui tutti potrebbero o dovrebbero riconoscersi: in realtà, dipende dall’uso che si fa della bandiera e del significato che vi si associa nel suo utilizzo.
Le bandiere sono simboli, hanno una storia e un significato, indicano appartenenza: la Resistenza e le forze democratiche repubblicane hanno restituito dignità al tricolore italiano, liberandolo dello stemma dei regnanti di casa Savoia, perché le forze partigiane hanno condotto una durissima lotta internazionalista, che vedeva la lotta popolare antifascista vittoriosa proprio nel Paese che aveva dato vita al fascismo e di cui l’Italia monarchica era responsabile, con tutte le catastrofiche, criminali, sanguinarie conseguenze per il mondo intero.
La bandiera italiana è stata usata dai monarchico-fascisti per sterminare popoli, opprimere minoranze, imprigionare, torturare e massacrare i dissidenti, muovere guerra ad altri popoli su base razzista e imperialista.
Questa non è la nostra bandiera, questa non è la nostra Italia, questa non è la nostra Patria.
Quando sentiamo parlare e parliamo di Patria dobbiamo farlo consapevolmente:
Giuseppe Mazzini, uno degli artefici del Risorgimento e dell’Italia unita, nel 1860 ha scritto:
“… La Patria non è un territorio; il territorio ne è la base. La Patria è l’idea che sorge su quello; è il pensiero d’amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Finché un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal voto nello sviluppo della vita nazionale; finché un solo vegete ineducato tra gli educati; finché un solo, capace e voglioso di lavoro, langue, per mancanza di lavoro, nella miseria; voi non avrete la Patria come dovreste averla: la Patria di tutti, la Patria per tutti. Il voto, l’educazione, il lavoro, sono le tre colonne fondamentali della Nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra solidamente innalzate. E quando lo saranno, quando liberi, uniti, intrecciate le destre come fratelli intorno a una madre amata, moverete in bella e santa armonia allo sviluppo delle vostre facoltà e della missione Italiana, ricordatevi che quella missione è l’Unità morale d’Europa.”
Carlo Rosselli, antifascista del movimento “Giustizia e Libertà” e del Partito d’AZione, il 18 maggio 1934 scriveva l’articolo “Perché siamo antifascisti”:
“Siamo antifascisti non tanto e non solo perché siamo contro quel complesso di fenomeni che chiamiamo fascismo; ma perché siamo per qualche cosa che il fascismo nega ed offende, e violentemente impedisce di conseguire.
Siamo antifascisti perché in questa epoca di feroce oppressione di classe e di oscuramento dei valori umani, ci ostiniamo a volere una società libera e giusta, una società umana che distrugga le divisioni di classe e di razza e metta la ricchezza, accentrata nelle mani di pochi, al servizio di tutti.
Siamo antifascisti perché nell’uomo riconosciamo il valore supremo, la ragione e la misura di tutte le cose, e non tolleriamo che lo si umilii a strumento di Stati, di Chiese, di Sette, fosse pure allo scopo di farlo un giorno più ricco e felice.
Siamo antifascisti perché la nostra patria non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide col nostro mondo morale e con la patria di tutti gli uomini liberi.
Il nostro antifascismo implica, perciò, una fede positiva, la contrapposizione di un mondo nuovo al mondo che ha generato il fascismo.
Questa nostra fede, questo nostro mondo, si chiamano libertà, socialismo, repubblica; dignità e autonomia della persona e di tutti i gruppi umani spontaneamente formati; emancipazione del lavoro e del pensiero dalla servitù capitalistica; nuovo Umanesimo.
Forma moderna della reazione capitalistica, anzi ormai forma tipica di governo verso cui tende in tutti i paesi la classe dominante non appena senta minacciati i suoi privilegi, il fascismo esprime ad un tempo la feroce volontà di difesa della grande borghesia e la irrimediabile decadenza della civiltà che porta il suo nome.
Antifascismo è perciò sinonimo di anticapitalismo, di un anticapitalismo concreto e storico che si giustifica non tanto col richiamo ad un astratto schema teorico quanto con le sofferenze materiali e morali delle grandi masse lavoratrici, il cui destino è il nostro destino, e con la constatata incapacità di una classe dirigente che non riesce neppure a sfamare i suoi servi“.
L’antifascista costituente Piero Calamandrei nel 1955 nel suo celebre discorso agli studenti di Milano ha affermato:
“Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.
La libertà è condizione ineliminabile della legalità; dove non vi è libertà non può esservi legalità.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”
Giorgio Marincola, Partigiano italiano di origini somale, Caduto in combattimento a 22 anni in Val di Fiemme, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha dichiarato:
“Sento la Patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica. La Patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli oppressori.”
Sandro Pertini, Presidente della Repubblica e Partigiano, nel suo celebre discorso ai giovani tenuto a Boves nel 1978 si è rivolto direttamente a loro in questo modo:
“Giovani, se voi volete che la vita, che è un dono prezioso, possa essere da voi vissuta sempre degnamente nella buona e nella cattiva sorte, fate che questa vostra vita sia illuminata dalla luce di una vigorosa fede politica.
Il coraggio voi potete dimostrarlo, non usando la violenza materiale, no, il coraggio, giovani che mi ascoltate – vi parla un uomo che è sempre stato al vostro fianco – il coraggio voi lo potete e lo dovete dimostrare nel difendere sempre la fede politica che arde nel vostro animo contro tutti e contro tutto.
Il coraggio voi lo potete e lo dovete manifestare nell’affrontare la vita con il suo bene e con il suo male.
Il coraggio voi lo potete e lo dovete dimostrare, giovani che mi ascoltate, nel difendere sempre questo bene prezioso che è la Libertà; in ogni circostanza e contro chiunque tentasse domani di abbatterla.
Ecco, giovani, noi anziani che stiamo terminando la nostra giornata, vi diciamo che ci siamo battuti tutta la vita per il vostro domani. La nostra vita è rappresentata ormai dal nostro passato e mi dovete credere se vi dico che questo nostro passato è tessuto più di sacrifici e di rinunce che di soddisfazioni. Ma questo non ve lo dico accorato, ma con l’orgoglio di chi sa di aver pagato un prezzo in sacrifici e in rinunce perché le generazioni venture, perché già voi giovani, poteste godere di un domani che noi, giovani, non abbiamo potuto conoscere, un domani di serena felicità.
Bene, giovani, finché ci animerà un alito di vita, noi anziani staremo al vostro fianco per aiutarvi ad abbattere gli ostacoli che sono sul vostro cammino, onde voi possiate percorrerlo con passo sicuro e spedito.
Staremo al vostro fianco per batterci con voi, giovani che mi ascoltate, e a voi oggi coi consegniamo la bandiera della Resistenza. Consegniamo a voi il patrimonio politico e morale della Resistenza perché l difendiate, perché non vada disperso, perché possiate trarre da questo patrimonio le norme per la vostra vita e i principi per la vostra lotta politica che deve essere una lotta democratica svolta sul terreno della democrazia, ecco, il mio saluto, giovani che mi ascoltate: avanti voi oggi perché l’avvenire è vostro e con voi ripeto “Ora e sempre Resistenza!”.
Emanuele Artom, Partigiano ebreo della V Divisione Alpina Giustizia e Libertà, Commissario politico, catturato e torturato a morte dai nazifascisti nel 1944, ha scritto:
“Il fascismo non è una tegola cadutaci per caso sulla testa; è un effetto della apoliticità e quindi della immoralità del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza politica, non sapremo governarci, e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero o sotto la dittatura di uno dei suoi”.
Don Milani, parroco ribelle, in una delle sue tante lettere, ha scritto:
“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
La Patria è definita quindi attraverso i valori di riferimento che vengono scelti in base all’esperienza storico della popolazione che vive sul territorio: e per noi in Italia è rappresentata dalla Costituzione repubblicana, di cui furono artefici le forze popolari della Resistenza antifascista legittimate dal primo voto democratico, popolare, eguale e libero del 2 giugno 1946.
La nostra Patria è indicata chiaramente nella Libertà e nella partecipazione attiva, nei valori antifascisti e repubblicani affermati con la Resistenza partigiana e la Liberazione, di cui il tricolore d’Italia è espressione: la Patria non è un confine immaginario e non può essere rappresentata in modo sterile e nazionalista nel simbolo fine a sé stesso, che ciascuno può usare strumentalmente per modificare la realtà, narrandola a proprio piacimento in base alle esigenze del momento.
Si tratta della stessa bandiera tricolore che sventolavano i combattenti italiani delle unità internazionali kurde di protezione del popolo e di difesa della donna (YPJ e YPG) durante la posa per una foto mentre si trovavano in Siria per combattere contro i terroristi dell’ISIS: uno di loro, Lorenzo Orsetti, è caduto durante la lotta e noi gli rendiamo onore, cantando Bella Ciao e recando la nostra bandiera tricolore.
Questo è il ragionamento che portiamo oggi nella Festa della Repubblica, perché questo è il significato che noi le diamo ogni volta che rendiamo onore ai nostri Caduti, davanti ai Monumenti, alle targhe, alle lapidi, ai cippi, alle pietre d’inciampo, ai parchi e alle scuole che portano i loro nomi scolpiti nel tempo: i Caduti della lotta di Liberazione sono Caduti per quelle idee, per quei valori, per quella società di diritti e persone libere, che noi chiamiamo Patria, Italia, Europa, Mondo.
Nostra Patria è il mondo intero: quando noi antifascisti portiamo il tricolore italiano lo qualifichiamo sulla base dei valori espressi dalla lotta antifascista, dalla Resistenza partigiana e da tutte le lotte popolari e democratiche che la storia ci ha consegnato per la conquista e la difesa dei diritti civili, sociali e umani.
Alle manifestazioni popolari delle lotte in corso oggi per i diritti costituzionali, cerchiamo di essere presenti e portare la bandiera tricolore dell’A.N.P.I. quando il contesto lo consente: perché “L’A.N.P.I. ha lo scopo di: battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di Liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni; concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli; dare aiuto e appoggio a tutti coloro che si battono, singolarmente o in associazioni, per quei valori di libertà e di democrazia che sono stati fondamento della guerra partigiana e in essa hanno trovato la loro più alta espressione.“ (Statuto Nazionale A.N.P.I., Articolo 2).
Si tratta di coerente continuità di valori e ideali, questo è il significato vero, concreto e profondo del nostro saluto “Ora e sempre Resistenza!“.
I fascisti ancora oggi parlano di Patria, di Italia e di onore, abusando delle parole e del loro significato: i fascisti in realtà odiano la Patria, detestano la Costituzione sia nella sua genesi e sia nella sua attuazione e non vedono l’ora di disfarsene, neutralizzandola e lasciandola carta morta. Ricordiamoci sempre che Mussolini è stato catturato dai partigiani mentre vigliaccamente cercava di fuggire all’estero, indossando una divisa nazista, dopo aver scatenato il più sanguinoso conflitto della storia umana aggravato dalla criminale componente razzista.
Ancora oggi non possiamo concedere alcuno spazio a chi si fa portatore di questo “cancro”, incompatibile con la democrazia e la Costituzione repubblicana.
In ogni stagione, in ogni generazione, i fascisti e i loro mandanti provano ad attaccare i diritti, la solidarietà, la giustizia sociale, l’uguaglianza, quale mortifera forma più violenta ed estrema delle forze autoritarie e reazionarie, che sempre coltivano il progetto di indebolire e annientare la libertà e la democrazia: i fascisti attaccano sempre la Costituzione, per questo la Costituzione fu scritta escludendoli dal contesto democratico e impedendogli di riorganizzarsi sotto qualsiasi forma.
Quindi in ogni stagione, in ogni generazione, bisogna opporre Resistenza: lottando per i diritti civili e sociali, tutelando i più deboli ed emarginati della società, riconoscendo i beni comuni e l’emergenza climatica, praticando la partecipazione popolare, pensando a tutti anziché a pochi, promuovendo solidarietà contro ogni autoritarismo e logica patriarcale… agendo così noi rafforziamo la democrazia e avanziamo verso il progresso, attuando prevenzione dal “virus” e rafforzando le nostre difese immunitarie.
Dobbiamo proseguire con intelligenza e lucidità, praticando la Costituzione, promuovendo la cultura dell’antifascismo in ogni contesto (sociale, culturale, scolastico, politico) per una corretta memoria della Resistenza partigiana e per la trasmissione dei valori espressi dalla Costituzione, a partire da scuole e giovani generazioni di ogni tempo.
Dobbiamo continuare a vigilare, a presidiare il territorio, a contrastare l’ignoranza e l’indifferenza, per una grande opera diffusa di formazione civile rivolta all’intera cittadinanza, per difendere ciò che i discendenti politici di Mussolini e Hitler vorrebbero cancellare, gettando tutte e tutti noi indietro nel tempo ad un vergognoso passato già condannato dalla storia.
Ma l’Italia per cui ci battiamo noi non è solo la nostra Patria, ma la Patria di tutte e tutti, la Patria per tutte e tutti: in questo senso la nostra Italia è arcobaleno multicolore, perché la nostra Patria è il mondo intero, cioè Madre Terra, e forse molti di noi preferiscono questa definizione, dovremmo usarla di più.
La nostra Madre Terra la ritroviamo con Emergency, Medici senza frontiere, il Movimento Non Violento e i Comitati per la Pace, e la progressiva riduzione delle risorse destinate all’esercito e alla difesa, cioè alla guerra, in favore della sanità e dell’istruzione e della cultura: riteniamo che una società in cui vi siano più medici, infermieri, studenti, biblioteche e centri educativi, teatri, circoli culturali sia più sana, forte e unita rispetto a una società che produce soldati, armi e sistemi di sorveglianza (Articolo 11 sul ripudio della guerra e Articolo 52 sul sacro dovere di difendere la Patria).
La nostra Madre Terra la ritroviamo nel Pride che affonda le sue radici nelle rivolte di Stonewall del 27 e 28 giugno 1969 e per il pieno riconoscimento della diversità come una ricchezza, insieme al movimento Non una di meno e a tutti i soggetti che lottano per la concreta e materiale liberazione dalla transfobia e da ogni discriminazione e violenza di genere (Articolo 3 e Articolo 37 sull’uguaglianza di fatto).
La nostra Madre Terra la ritroviamo insieme ai Movimenti ai Comitati per l’Acqua Pubblica che lottano per l’attuazione dei referendum sull’acqua del 12 e 13 giugno 2011 su cui pure il popolo italiano si è chiaramente, democraticamente e costituzionalmente espresso: fuori l’acqua dal mercato e fuori il profitto dall’acqua (Articolo 1 sulla sovranità popolare).
La nostra Madre Terra la ritroviamo con il movimento Agende Rosse fondato da Salvatore Borsellino e da tutte le associazioni che si battono contro il potere economico-politico-militare della mafia.
La nostra Madre Terra la ritroviamo nelle lotte del movimento studentesco, di ieri e di oggi, sia per il diritto allo studio e sia per una società studiosa, in cui la conoscenza e la cultura siano strumento di Liberazione individuale e progresso collettivo (Articoli 33 e 34 sulla scuola).
La nostra Madre Terra la ritroviamo con il Movimento Friday For Future e tutti coloro che si battono non solo per la fine delle guerre tra uomo e uomo, ma anche per la fine della guerra tra uomo e ambiente: noi umani dobbiamo imparare che siamo parte del sistema Terra, non i suoi proprietari o dominatore, e dobbiamo quindi superare l’attuale sistema economico imposto sul piano globale per conservare a noi stessi e consegnare alle future generazioni un pianeta vivibile, per tutte e tutti. (Articolo 9 sulla tutela del paesaggio e Articolo 41 sull’iniziativa economica che non può svolgersi contro la salute e l’ambiente).
La nostra Madre Terra la ritroviamo in ogni luogo e in ogni tempo, in ogni contesto in cui le persone lottano per la Libertà, la giustizia sociale e i diritti umani; nel Donbass, in Kurdistan, in Palestina, in Amazzonia, in Congo e in tutte le altre terre martoriate dagli interessi dei potenti che fomentano guerre, disuguaglianze sociali e razzismo.
La nostra Madre Terra è con le comunità popolari degli Stati Uniti d’America di Martin Luther King, Malcom X, Rosa Parks e George Floyd che anche oggi, come fu per i nativi veri americani, lottano per il superamento della società razzista e capitalista, in cui il potere e il denaro governano in spregio all’uguaglianza e ai diritti umani e civili.
La nostra Repubblica, la nostra Madre Terra, è qui ed ora ed è Antifascista, Antirazzista e Antisessista: in questo senso è pienamente democratica.
Qui ed ora noi portiamo la bandiera italiana, di sana e robusta Costituzione, la bandiera descritta nell’art. 12 della Costituzione.
Ecco perché la bandiera dell’A.N.P.I. è ancora oggi il tricolore italiano: ha un senso profondo di valori e ideali che contiene molti significati, molte esperienze, molte lotte del passato e del presente, che guardano unite insieme ad un futuro e ad un mondo diverso possibile.
Lo costruiremo, lo stiamo già costruendo, con la partecipazione attiva di tante persone che si uniscono all’A.N.P.I. ogni giorno: come ha affermato Alcide Cervi, padre a cui i fascisti assassinarono ben 7 figli, “dopo un raccolto ne viene un altro, andiamo avanti“.
La nostra Madre Terra è e sarà sempre dalla parte dei Fratelli Cervi.
Viva l’Italia repubblicana, democratica, antifascista e partigiana,
terra di solidarietà e accoglienza,
libera, pacifica e indipendente!
Viva la nostra Madre Terra!
Per il Comitato di Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” di Grugliasco
Il Presidente
Fulvio Grandinetti