Congresso Provinciale 2022

Intervento al XVII Congresso dell’ANPI provinciale di Torino di Flavia Gaudiano, componente del nostro Comitato di Sezione

Intervento al XVII Congresso dell’ANPI provinciale di Torino di Flavia Gaudiano, componente del nostro Comitato di Sezione

 
Buongiorno a tutte e tutti,
A cosa serve l’ANPI?

Questa è la domanda che i giovani mi pongono spesso e talvolta mi trovo in difficoltà a rispondere perché ho sempre un po’ come l’impressione che gli obiettivi non siano sempre gli stessi per tutte e tutti.
Il processo di conservazione della memoria dovrebbe servire non solo a scopo commemorativo, ma anche per la costruzione di una democrazia sempre più inclusiva ed evoluta che prepari le future generazioni a riconoscere e a reagire di fronte ad atteggiamenti fascio-repressivi, al fine di bloccare in tempo provvedimenti che utilizzano il potere giudiziario e di polizia per ledere ai diritti di libertà di espressione, opinione e manifestazione.

Devo ammettere che sono rimasta basita e delusa quando come sezione abbiamo portato avanti alcune tematiche, rendendoci spesso conto di non essere appoggiati o, a volte addirittura, ostacolati dal Comitato provinciale.

Ho individuato 3 punti da trattare. C’è ne sono di più ovviamente, ma so che ne parleranno altre compagne e compagni.

1) I provvedimenti sulla sicurezza pubblica, non quelli approvati dal primo governo conte, ma dal secondo, che mantengono pene esagerate per reati che io stessa mi vergogno a definire tali, violando l’art. 21 della Costituzione.
Ad esempio il blocco stradale: un azione che non comporta alcuna violenza, al massimo crea un disagio utile alla protesta.
L’occupazione: ma quante battaglie sono state vinte occupando le fabbriche ?
Una volta si faceva occupazione nelle scuole, era considerato un metodo di insegnamento, che avvicinava i giovani alla politica e li abituava ad essere socialmente attivi nello spirito dell’art. 34 della costituzione.
Invece oggi si reprime il desiderio di espressione giovanile, rendendo le future generazioni sempre più anaffettive e anti politiche.
Direi che nell’Anpi se ne vedono chiaramente le conseguenze.
I pochi giovani impegnati scelgono i centri sociali e i movimenti spontanei per fare militanza, non certo l’ANPI.
Bisogna fare i conti con la realtà! Abbiamo un cambio generazionale sufficiente? Ovviamente no!
L’ANPI o comincia ad avvicinarsi alle battaglie dei giovani e ad occuparsi del loro futuro, oppure non ci sarà nessun seguito negli anni a venire.

2) Parliamo del codice Rocco e del fatto che manteniamo nel nostro sistema giuridico, ancora delle leggi fasciste per poter chiudere bocche scomode.
Nel 2019, 5 ragazzi che hanno combattuto nelle Forze siriane democratiche contro l’Isis vengono accusati di essere socialmente pericolosi.
Sono stati presi in esame libri, post sui social, interviste, tutto materiale protetto dal diritto di libertà di stampa, di espressione, artistica e di opinione come da art. 21.
Il 17/03/20 Edgarda Marcucci, nel totale silenzio delle forze democratiche, ANPI provinciale compresa, viene condannata alla sorveglianza speciale senza aver commesso nessun reato, ma sulla base di un pregiudizio secondo cui sarebbero state pericolose le sue idee.

3) Poco tempo fa abbiamo approvato una legge sulla tortura. Contestualmente si continua a fornire alle forze dell’ordine armi pericolose, come ad esempio il taser.
Nonostante i pareri negativi espressi dalla comunità scientifica, questo è un metodo che viene considerato idoneo e gli organi di polizia si difendono dicendo che forniranno al personale attenti corsi di formazione.
Ora, io potrei essere un soggetto a rischio. Diabete, colesterolo, livelli alti di omocisteina, o altri problemi di circolazione sono tutte condizioni a rischio. Per una scossa di taser si rischia l’arresto cardiaco e il corso di formazione non credo sia sufficiente a comprendere, da parte degli agenti, la situazione sanitaria del soggetto in cui si imbattono.
Inoltre questo impedirebbe a me e chi come me di partecipare alle manifestazioni ed è a tutti gli effetti una discriminazione. Senza contare che non tutte le persone sono a conoscenza di avere dei problemi sanitari.

E’ inutile che vi spieghi, quanto sia facile creare il pretesto per uno scontro a una manifestazione. Che questo avvenga da parte di qualche manifestante, o che avvenga , come più spesso succede, per mezzo di infiltrati esterni o comportamenti che inducono alla reazione, a farne le spese sono anche quelli che vi capitano in mezzo e non si può mettere in mano ad un agente antisommossa un altra arma così pericolosa.
Con tutto il rispetto per chi svolge il suo lavoro seriamente, è oltremodo assurdo che ci si debba fidare che questa venga utilizzata con coscienza e non possa essere invece usata come strumento di tortura nelle mani di qualche sadico abituato a compiere abusi di potere. D’altronde chi porta una divisa è sempre protetto e non è mai possibile denunciarlo ne identificarlo anche quando viola l’art. 52 della Costituzione.

Ad oggi, a questo proposito, si sono mosse associazioni , movimenti e altre realtà in massa chiedendo il codice identificativo sui caschi degli agenti, anche con lo scopo di dividere chi svolge il suo lavoro onestamente e con passione, da chi invece approfitta della propria posizione. Sono state create raccolte firme da soggetti autorevoli come Amnesty international.

Anche su questo argomento l’Anpi provinciale non è pervenuta all’appello.

Io lavoro nella Pubblica amministrazione e al collo porto un badge con il mio numero di matricola , in modo che gli utenti possano denunciare eventuali comportamenti scorretti nell’attività che svolgo.
Alcuni anni fa la legge sulla privacy ha previsto di togliere il nome e il cognome dal badge, lasciando il solo numero di matricola.
Io ho voluto mantenere il nome e il cognome sul mio badge perché non ho nulla da temere visto che svolgo il mio lavoro con professionalità e passione e sono anzi contenta che i cittadini sappiano chi sono e come lavoro.

Se si è sicuri di agire nel giusto, non vedo proprio come un codice di identificazione possa preoccupare.
Queste sono alcune tra le tematiche che vorrei che discutesse il nuovo Comitato provinciale.

Grazie per l’attenzione
Ora e sempre Resistenza !