10 Febbraio 1947-2022: e allora le foibe? – 75° anniversario del Trattato di Pace di Parigi
“Compagno!
Quando vedrai piangere mia madre
dille di non piangere.
Non sono solo
giace con me
un compagno jugoslavo.
Nessuno ardisca gettare fango
sul sangue versato
nella lotta comune.”
[Poesie bilingue incisa sulla lapide del cippo eretto per gli italiani Caduti nella lotta di Liberazione, nel cimitero Mirogoj di Zagabria]
In Italia il 10 febbraio è il “Giorno del Ricordo” delle foibe, dell’esodo e delle più complesse vicende del confine orientale, stabilito con la Legge 92/04, che fu proposta dai neofascisti di AN (ex MSI, fondato dai fascisti alleati dei nazisti) a più riprese fin dai primi anni ’90.
Il testo definitivo del 2001, presentato sotto il Governo Berlusconi, era accompagnato da una relazione in cui si esaltava il ruolo svolto dalla Decima Mas e dal Battaglione Bersaglieri “Mussolini” nella “difesa dei confini orientali” tra il 1943 e il 1945, formazioni militari che hanno proseguito la guerra al fianco dei nazisti fino alla fine del conflitto.
Grazie alla Legge 92/04 è stato dato un riconoscimento con medaglia al valore da parte della Repubblica a circa 300 nazifascisti, tra cui alcuni criminali di guerra responsabili di genocidio contro le popolazioni della Jugoslavia, aggredita dall’Italia monarchico-fascista nel 1941: all’anno 2019, su 354 riconoscimenti concessi dal Governo, il 77% risulta essere personale militare fascista o civile alle dirette dipendenze dei nazisti, il 21% sono persone morte o scomparse lontano dal contesto del confine, il 2% addirittura sono persone uccise dai nazisti durante i rastrellamenti e messi in mezzo per fare numero.
Una questione storica si è trasformata in una questione politica, innestandosi sul fatto che l’Italia non ha mai fatto fino in fondo i conti con il fascismo: le forze reazionarie e neofasciste hanno tentato di inserire il “giorno del ricordo” in un più ampio progetto di ridefinizione dell’identità nazionale italiana, equiparando i morti nazifascisti ai Caduti della Guerra di Liberazione 1943-1945 che conquistarono a caro prezzo la libertà, la Costituzione, la democrazia.
La propaganda viene portata avanti al grido di “sono tutti morti italiani” e “partigiani jugoslavi assassini”, criminalizzando la più forte Resistenza europea – quella jugoslava guidata da Tito, che vide anche 40.000 partigiani italiani tra le sue fila – e riscrivendo la storia della Seconda Guerra Mondiale semplificandola quale conflitto tra Stati: in questo modo i partigiani diventano traditori assassini e i nazifascisti martiri da onorare.
Si parla di foibe ormai mediaticamente, in modo strumentale e senza conoscere la complessità della storia, sempre più spesso da parte di neofascisti e revisionisti che hanno usato e usano i loro ruoli istituzionali per promuovere sul piano pubblico la versione fascista, cioè politica, di quelle vicende, selezionando le memorie ammesse ed escludendo quelle diverse o contrarie, che vengono definite di volta in volta “negazioniste”, “riduzioniste”, “giustificazioniste”.
Anche tenendo conto dell’ignoranza della quasi totalità del popolo italiano su queste tematiche, il “giorno del ricordo” si è via via affermato come una ricorrenza nazionalista, una giornata del revisionismo della storia in senso antipartigiano, in molti casi addirittura come la giornata dell’orgoglio neofascista, con vere e proprie parate militari da parte di organizzazioni come Casapound, Forza Nuova, Lealtà e Azione, Fratelli d’Italia, come avviene ad esempio a Torino dal 2010.
Negli ultimi anni sono aumentate in tutta Italia anche le minacce neofasciste ai convegni promossi dall’ANPI e addirittura si invoca lo scioglimento dell’Associazione accusata di “negazionsimo”.
L’ANPI ha denunciato le strumentalizzazioni della giornata, promuovendo iniziative culturali e convegni specifici di elevata qualità storiografica e documentale a difesa della Storia e della Pace, giungendo nel 2015 a invocare la sospensione della Legge 92/2004 anche a livello nazionale.
In allegato:
- il documento elaborato dalla Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco aggiornato al 2021 contenente una nutrita bibliografia
- il documento dell’ANPI Nazionale aggiornato al 2017
- la relazione della Commissione storica mista italo-slovena (1993-2000) sui rapporti tra i due Paesi tra il 1880 e il 1956
- l’iter della proposta di legge del “giorno del ricordo”, di chiara ispirazione fascista
- il testo definitivo della legge 92/2004
- l’articolo di “Patria Indipendente (aprile 2013) sulle Divisioni Partigiane italien in Jugoslavia
- il documento elaborato dall’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Eta’ contemoranea del FVG
- il documento dell’ANPI nazionale e del Coordinamento regionale FVG del 4 febbraio 2020
Da segnalare per approfondimenti a breve termine:
Libri:
– E allora le foibe?, di Eric Gobetti, 2021, Laterza
– Foibe. Una storia d’Italia, di Joze Pirjevec, 2009, Einaudi
– Fenomenologia di un martirologio mediatico. Le foibe nella rappresentazione pubblica dagli anni Novanta ad oggi,di Federico Tenca Montini, 2014, Kappa Vu
Video:
– Partizani, di Eric Gobetti, 2015, documentario con testimonianze di partigiani italiani in Jugoslavia
– Fascist Legacy, L’eredità fascista, documentario sui crimini italiani in Africa e Jugoslavia e sull’impunità dei criminali di guerra italiani, 1989, BBC
Smrt Fasizmu, Svoboda Narodu!
Morte al fascismo, Libertà al Popolo!
“Sulla sinistra, sparpagliate a mezza costa, le catapecchie di Kolarc Selo, aggrappato al focolare distrutto, dentro il recinto delle case incendiate… ho deciso di fermarmi… Mi basta un po’ di riposo. E la casa chi t l’ha bruciata, gli italiani? Dice di no, sono stati gli ustascia. Meglio così, sono italiano anch’io, anche se partigiano. E lui è serbo. Come la vecchia e la moglie e la figlia. Gliel’hanno ucciso, il fratello; era un contadino in età, che non s’occupava d’altro che del suo campo. E glielo hanno ucciso. Chi? Me lo racconta: <<Vedi quel campo laggiù, sopra la strada?… Passò uno squadrone di cavalleria italiana; tornavano da una spedizione punitiva a Veljun, furiosi d’aver fatto fiasco. Mio fratello alzò la testa dall’aratro per guardare tutti quei cavalli. Lo presero, l’attaccarono per i piedi alla coda di un cavallo via al galoppo. Lo lasciarono due o tre chilometri in là. La strada è sassosa>>. Ed io italiano sono in casa sua. Ancora non lo sa che sono italiano; ma me lo domanda perché è straniero il mio accento. E non dice nulla. Ma ho la vergogna in gola… Il sole scende dietro il monte; la luce s’é indorata; è bella d’oro perfino la catapecchia del contadino serbo straziato dagli italiani. L’ora di cena. Dal fornello d’argilla esce un pugno di patate arrostite… Non mi offrono nulla e non sento fame; solo disagio. Sbucciano e masticano lentamente in silenzio. La figlia è uscita. Forse pensano che anch’io sono italiano… il ritorno della figlia dopo mezz’ora… e mi mette davanti pane, formaggio fresco e latte: Eppure sono italiano, e loro di certo quella roba non l’hanno mangiata da anni; chi sa dove l’ha trovata! Non ho il coraggio di mangiare. Penso al fratello ucciso. Non ho coraggio nemmeno dopo che mi dice: <<Mangia compagno>>, e non tocco nulla nemmeno quando lo ripete. E allora mi guarda; e capisce, lui, il contadino serbo…: <<Mangia compagno>>, mi dice lentamente, <<quelli non erano italiani; erano fascisti. Tu sei italiano, tu sei un nostro compagno>>. Sono parole grandi come le montagne…”
[Eravamo in tanti, Milano 2011, di Eros Sequi]