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Buona Pasqua e buon Aprile di Liberazione!

Buona Pasqua e buon Aprile di Liberazione!

 

Care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici,

Ricordiamo che la Pasqua cristiana deriva da quella ebraica, a sua volta innestata sui culti pagani millenari della Grande Madre Terra, del risveglio della natura in primavera, della fertilità della vita e del ritorno della luce nel mondo dopo la rigidità del freddo e buio inverno.

Inviamo gli auguri di buona Pasqua con una testimonianza partigiana pervenutaci dalla compagna Tiziana Pesce, militante attiva nella Sezione A.N.P.I. Barona di Milano, figlia del gappista e Comandante delle Brigate d’Assalto Garibaldi Giovanni Pesce, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, e di Onorina Brambilla, Partigiana decorata con Croce al merito di guerra al valor partigiano.

Fraterni saluti
Per il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco
il Presidente
Fulvio Grandinetti

 

“Nel biellese e ancora di più nella Valsesia i preti di montagna che prestarono aiuto ai partigiani, furono dalla parte dei patrioti , e alcuni di essi lottarono nelle file dei garibaldini. Questo loro atteggiamento non rispondeva però all’indirizzo delle alte autorità ecclesiastiche. (…)

L’alto clero tenne un atteggiamento di aperta diffidenza e ostilità verso le formazioni partigiane. Una lettera che i vescovi del Piemonte indirizzarono al clero e al popolo a Pasqua ’44 biasimava la lotta partigiana ed era firmata tra gli altri dagli arcivescovi di Torino e Vercelli, da quindici vescovi, e dall’amministratore apostolico della diocesi di Novara. (…)

Molti ricordano il giorno di Pasqua quando Don Sisto, deposto il mitra in un angolo, aveva improvvisato un altare su un blocco di pietra e stava celebrando la messa alla presenza di una cinquantina di garibaldini. Senza che questi se ne accorgessero giunsero sul posto Moscatelli e Cinto con Angelo e Pat, il piccolo soldato inglese, e anch’ essi assistettero alla funzione. (…)

Nessuna predica fu mai ascoltata con così grande devozione dai partigiani, che nei tedeschi e nei fascisti avevano molti nemici cui applicare il precetto del Signore.
Alla fine della messa Don Sisto riordina gli oggetti del culto in una grande borsa di cuoio e riprende il mitra, che aveva deposto accanto all’altare improvvisato; si accorge della presenza di Moscatelli, gli va incontro e lo saluta cordialmente.
“voi non siete prudenti, – gli osserva gentilmente Cino – Siamo arrivati qui senza che ve ne accorgeste, non abbiamo incontrato una sola sentinella”.

“Io ho fatto ritirare le sentinelle, – risponde dolcemente Don Sisto, – perchè anch’esse potessero ascoltare la messa, almeno nel giorno di Pasqua. Il buon Dio veglia certamente su di noi, nel momento in cui ci occupiamo di lui.”
“Ma caro Sisto, – ribattè Moscatelli, – credi tu che Dio vegli anche sui comunisti? Ad ogni buon conto, quando celebrate la messa è meglio che le sentinelle non le togliate dai loro posti, non si sa mai.”

Così dicendo, Cino prende amichevolmente sotto braccio don Sisto e assieme raggiungono il grosso dei garibaldini, che si apprestano a consumare il rancio.”

Fonte: “Il clero e la Resistenza” da “Il monte Rosa è sceso a Milano” di Pietro Secchia e Cino Moscatelli, Einaudi, 1958.

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