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Libia: l’Italia continua a finanziare i trafficanti di esseri umani. “Noi non siamo invisibili”

Libia: l’Italia continua a finanziare i trafficanti di esseri umani
“Noi non siamo invisibili”

 

“Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”.
Articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti umani, 1948

“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”.
Articolo 33, comma 1 della Convenzione relativa allo status dei rifugiati, Ginevra, 1951

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Articolo 10 della Costituzione italiana

Dopo l’approvazione da parte del Senato, in data 7 luglio, il giorno giovedì 16 luglio la Camera dei Deputati avrebbe dovuto votare il rifinanziamento delle missioni militari internazionali, ma, a causa dei dissidi interni alla maggioranza, le votazioni sono state due: la prima riguardava tutte le missioni militari, con l’unica eccezione dei fondi destinati alla Libia e che ha ottenuto un plebiscito (solo 9 astenuti e nessun contrario), ma la votazione più interessante è stata la seconda, quella che, di fatto, aveva come tema centrale un nuovo stanziamento di fondi a favore della missione bilaterale di assistenza per la Guardia Costiera libica.

Nonostante l’opposizione di LeU e di un gruppo minoritario di deputati del PD (oltre all’uscita dall’aula dei rappresentanti di Italia Viva), la destra, i Cinque Stelle e gran parte del PD hanno votato a favore del provvedimento, passato con 401 SI, 23 NO e un’astensione. L’entità dei fondi stanziati è pari a 10 milioni di euro, ben 3 milioni in più rispetto allo scorso anno, che, sommati ai soldi stanziati dal 2017, anno della firma del memorandum bilaterale fortemente voluto dall’allora ministro degli Esteri Minniti e dal presidente del consiglio Renzi, arrivano al totale di 22 milioni stanziati dall’Italia.

Il fatto indigna, ma purtroppo non sorprende, in quanto è chiara la continuità rispetto alla politica estera italiana in Libia dal 2011 in poi; infatti, i vari Governi che si sono succeduti, pur di evitare lo sbarco dei migranti sulle coste italiane, hanno finanziato ininterrottamente la Guardia costiera libica, nonostante sia dimostrato, sia da inchieste giornalistiche che addirittura da documenti ufficiali delle Nazioni Unite, lo stretto legame che unisce la suddetta Guardia costiera e i trafficanti d’armi, i quali gestiscono i campi di detenzione dei migranti che, in realtà, sono dei veri e propri campi di concentramento dove le torture, gli stupri, gli abusi, le violenze e le violazioni di qualsiasi diritto umano sono la norma.

Secondo i dati della rete di organizzazioni no profit Oxfam, i migranti trattenuti nei centri di detenzione ufficiali sono approssimativamente 2.000, ma il totale è molto più alto, considerando coloro che sono intrappolati nei lager non ufficiali. In più, gli incidenti che coinvolgono la Guardia costiera libica sono innumerevoli, come colpi di arma da fuoco e tentativi di speronamento contro le navi delle ONG impegnate nel Mediterraneo.

Viene spontaneo domandarsi se c’è una differenza reale, e non solo dettata da motivi elettorali, tra una forza politica che vuole chiudere i porti ai migranti ed un’altra che preferisce stringere accordi con i trafficanti di esseri umani per far sì che quegli stessi migranti rimangano nei lager libici. Oppure la visione comune è quella che vuole la costruzione di quella che viene definita in ambiente sociologico “Fortezza Europa”, ossia il tentativo di esternalizzare e rafforzare i confini europei, per ridurre costantemente i flussi migratori provenienti in particolare dall’Africa, di fatto violando uno dei principi cardine che regolano il funzionamento interno dell’Unione Europea, ossia la libera circolazione degli individui.

Noi della Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” esigiamo che il Governo italiano smetta di rendersi complice di chi viola i diritti umani e rispetti i diritti fondamentali delle persone che cercano di raggiungere l’Europa per scappare dalle guerre, dalla povertà e da ogni forma di violenza, e che contestualmente renda effettive le disposizioni contenute nella nostra Costituzione e nei vari trattati internazionali firmati dall’Italia, tra cui la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Convenzione di Ginevra.