Comunicati ANPI GrugliascoStoria e Memoria

9 maggio 1945-2020: 75° anniversario della Vittoria sul nazifascismo

Buon 9 Maggio, Buona Festa della Vittoria!
Statuto Nazionale ANPI, Articolo 2 lettera e):
“L’ANPI ha lo scopo di mantenere vincoli di fratellanza tra partigiani italiani e partigiani di altri paesi”

COSA SONO LA FESTA DELLA VITTORIA E IL NASTRO DI SAN GIORGIO
La Giornata della Vittoria
(9 maggio), che ha nella Federazione Russa lo stesso significato che in Italia ha la Festa di Liberazione (25 Aprile), ricorda la resa senza condizioni che il Terzo Reich nazista firmò la sera dell’8 maggio in una Berlino ormai in macerie; per il fuso orario la notizia fu telegrafata a Mosca che era già il 9 maggio.
La Giornata della Vittoria è il simbolo della fine della Grande Guerra Patriottica, come viene chiamata in Russia la Seconda Guerra Mondiale.

La Giornata della Vittoria viene ricordata attraverso il nastro di San Giorgio, di colore arancio e nero. C’è chi lo indossa con una spilla sul proprio vestito e chi lo lega al braccio, alla borsa o all’antenna della propria automobile.
Per tutti si tratta di un gesto di ricordo e gratitudine nei confronti di chi col proprio sacrificio ed eroismo ha combattuto per le generazioni future, come sintetizzato nei motti della campagna di diffusione del nastro di San Giorgio: “Io ricordo, io ne vado fiero” – “La vittoria di mio nonno allora è oggi la mia vittoria”.

Il nastro di San Giorgio è una decorazione presente in molte onorificenze di guerra fin dai tempi dell’impero Zarista, ed è rimasta tale anche durante l’URSS e nella nuova Federazione Russa. Il nastro arancio con tre strisce nere simboleggiava il fuoco e la polvere da sparo, i “colori militari della gloria” secondo il simbolismo russo. Per la prima volta esso apparve sulle uniformi militari nel 1769, insieme all’ordine di San Giorgio Grande Martire Trionfante. Su editto della zarina Caterina II, questa onorificenza veniva assegnata solo per atti eroici concreti, compiuti in battaglia. Col tempo i colori arancio e nero della coccarda dell’ordine di San Giorgio divennero quindi per la Russia simbolo di gloria militare e onore. Dall’inizio del XIX secolo il nastro di San Giorgio divenne anche un segno distintivo di altri attributi dei quali venivano insignite alcune divisioni dell’esercito. Ad esempio le trombe argentate, gli stendardi ed i vessilli di San Giorgio.

Il nastro di San Giorgio riapparve durante la Seconda Guerra Mondiale (la “Grande Guerra Patriottica”) all’interno dell’Ordine della Gloria, la massima onorificenza militare dell’Unione Sovietica, istituita il 28 novembre 1943. L’ordine era articolato in tre gradi: il più alto, quello dorato veniva conferito per atti eroici individuali compiuti sul campo di battaglia, e poteva essere assegnato in rigida successione, soltanto dopo aver maturato il terzo ed il secondo grado. Chi giungeva a ricevere i tre gradi dell’Ordine era detto polniy kavaler ordenov slavy (Cavaliere dell’Ordine della Gloria). Coloro che raggiunsero il grado di Cavaliere furono circa 2500, tra cui quattro donne.

La decorazione del nastro di San Giorgio è presente anche sulla medaglia “Per la vittoria sulla Germania nella Grande Guerra Patriottica”, istituita il 9 maggio 1945 e conferita ai soldati che presero parte alla guerra. Dal 1992 il nastro arancio-nero è ritornato ad esser parte dell’ “Ordine di San Giorgio”, la più alta onorificenza militare della Federazione Russa.

PARTIGIANI ITALIANI E PARTIGIANI SOVIETICI FIANCO A FIANCO A FIANCO

Nella Giornata della Vittoria, in Italia ricordiamo la partecipazione dei Partigiani Sovietici alla Resistenza Italiana e alla Liberazione dal nazifascismo del nostro Paese.

Oltre ad aver contribuito in modo determinante alla liberazione dell’Europa dal nazifascismo, i Sovietici diedero anche un contributo diretto alla lotta di Liberazione italiana, un tributo a tutt’oggi per lo più sconosciuto.

Erano prigionieri di guerra fuggiti dopo l’8 settembre 1943 e disertori dei terribili battaglioni-Ost della Werhmacht: entrarono nelle squadre d’assalto delle formazioni partigiane e presero parte con coraggio alle operazioni più importanti. Molti di loro persero la vita nelle nostre terre tanto lontane dalle loro, battendosi “fianco a fianco” con i partigiani italiani.

Gli storici concordano su un numero complessivo di circa 5.000 partigiani provenienti da tutte le repubbliche sovietiche.
Più di 700 combatterono nel solo Piemonte, in particolare in Val di Susa, nelle valli cuneesi e in provincia di Novara, ma anche a Torino, nell’astigiano, nell’alessandrino e nelle Langhe.

Molti si distinsero in atti eroici e parecchi furono decorati, come Fedor Poletaev e Pore Mosulišvili, insigniti dallo Stato italiano della Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Per anni anche i Partigiani grugliaschesi Fedele Varallo (19° Brigata Garibaldi) e Nello Farina (17° Brigata Garibaldi) hanno raccontato dell’esperienza e della straordinaria capacità dei compagni sovietici di restare pronti e lucidi durante battaglie e rastrellamenti: diversi Sovietici figurano tra i Caduti della 17° Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cima” a seguito della strage nazifascista del Col del Lys del 2 luglio 1944, furono proprio loro a capire per primi l’inganno dei fascisti travestiti da partigiani.

Circa 90 Partigiani Sovietici riposano ancora oggi nel Sacrario della Resistenza al Cimitero Monumentale di Torino, dove ogni anno si tiene la commemorazione organizzata dall’Associazione Russkij Mir in presenza delle istituzioni cittadine, delle associazioni partigiane, della comunità russa torinese e di rappresentanti della Federazione Russa.

Inoltre da alcuni anni vi si organizza la sfilata del “Battaglione Immortale”, cioè i ritratti dei combattenti e dei Caduti portati dai familiari e dai discendenti, simbolo di una memoria rinnovata e di un impegno presente: la consapevolezza di quanto sia costata la Vittoria per la Libertà continua a camminare sulle gambe delle nuove generazioni.

Chi lo desidera può portare con sé il ritratto di un proprio parente partigiano.

“Noi partigiani russi, spalla a spalla coi partigiani italiani, vogliamo sempre combattere contro tedeschi e fascisti, per ottenere giustizia e libertà… Ringraziamo i partigiani italiani che ci hanno così bene accolto. Non lo dimenticheremo mai, giuriamo solennemente che vogliamo combattere su tutti i fronti contro i grandi nemici, nazismo e fascismo. A noi non fanno paura fuoco, acqua, morte. Sempre avanti contro nazisti e fascisti.”
[maggiore Konev, Armata Rossa dell’Unione Sovietica, comandante di distaccamento russo nella Brigata “Braccini”, zona di operazione cuneese]

IL RUOLO DELL’URSS NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE: LA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA

L’Armata Rossa ha distrutto 607 delle 783 divisioni tedesche dispiegate su tutti i fronti di guerra, contrastando da sola sul fronte orientale – dall’estate del 1941 fino all’estate del 1944 – le armate delle orde naziste e la loro guerra di sterminio razziale in cerca dello “spazio vitale”.

In questo contesto di guerra totale si sono combattute le più grandi battaglie della storia, come Leningrado e Kursk, oltre alla leggendaria battaglia di Stalingrado terminata con la schiacciante vittoria storica del 2 febbraio 1943 che ha capovolto le sorti della Seconda Guerra Mondiale

La vittoria sovietica di Stalingrado, oltre a demolire ogni tentativo espansionista dei nazisti nello “spazio vitale” nell’est europeo, ebbe anche il merito di garantire l’avanzata antifascista alleata verso ovest fino al cuore del Terzo Reich, giungendo fino a Berlino e liberando lungo la strada i grandi campi di sterminio realizzati in quei territori dai nazisti (ad esempio Auschwitz il 27 gennaio 1945, ma anche Majdanek e Chelmno), documentando con foto e filmati gli orrori dei lager, rivelandoli agli occhi di tutto il mondo.

Gli Alleati Occidentali aprirono un secondo fronte, richiesto dai sovietici fin dal 1941, solo nell’estate del 1944, con il famoso “sbarco in Normandia“, più per evitare che i comunisti liberassero l’intero Continente da soli che per alleggerire il fronte orientale.

Su circa 55 milioni di morti stimati della Seconda Guerra Mondiale, oltre 26 milioni sono i morti sovietici, tra militari dell’Armata Rossa, Partigiani e civili.

Verso di loro, nei confronti “dell’armata popolare dei contadini e degli operai” che divenne un unico corpo di incommensurabile forza propulsiva, alle donne e agli uomini dell’Unione Sovietica che salvarono i nostri nonni inviati da Mussolini a sterminarli, che li accolsero in casa loro e li sfamarono permettendo anche la nostra esistenza, abbiamo un debito che non può né deve essere dimenticato.

Alle donne e agli uomini dell’Unione Sovietica che sconfissero la peste fascista, oggi ciascuno rivolga un commosso pensiero di ringraziamento: sovrastando la città simbolo della Resistenza antifascista, Stalingrado, la Grande Madre Russia veglia e protegge, indicando anche la via futura.

Non c’é Vittoria senza lotta: per questo la Resistenza continua ancora oggi.

Rivolgiamo un pensiero speciale ai Partigiani Sovietici in Italia attraverso le parole di Ernest Hemingway:”Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita.”

Noi della Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco, consapevoli di questa fratellanza consacrata dal sangue versato nella lotta comune, partecipiamo convintamente da anni alla Giornata della Vittoria quale momento integrante della nostra storia nazionale ed europea.

Buon 9 Maggio, buona Giornata della Vittoria!

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco

 

Per approfondimenti:

Libri:

  • “Dal recupero dei corpi al recupero della memoria. Nicola Grosa e i partigiani sovietici nel sacrario della Resistenza di Torino” di Anna Roberti, Edizioni Visual Graphika, 2014
  • “I Partigiani sovietici in Italia“, di Massimo Eccli, Veche Edizioni, 2018

Video:

  • “Nicola Grosa moderno Antigone. Indagine sui partigiani sovietici caduti in Piemonte durante la Resistenza“, di Mario Garofalo, 2012, a cura di Associazione culturale Russkij Mir Torino
  • “Ruka ob Ruku – Fianco a fianco. Partigiani sovietici della Resistenza piemontese“, di Marcello Varaldi, 2005, 90 minuti, a cura di Associazione culturale Russkij Mir Torino

Web: