Il 26 gennaio 1945 Marino Zanella (Amedeo), fondatore e comandante della Brigata Garibaldi “Mazzini”, viene fucilato dai militi del Battaglione Sagittario della Decima Mas a Pieve di Soligo (TV).
Insieme a lui vengono trucidati altri cinque partigiani della brigata: Antonio Bortolini (Bepi), Salvatore Pontieri (Totonno), Giovanni Possamai (Lavaredo), Leone Sasso (Resistere), Maurizio Violini (Violini).
Erano stati fermati e arrestati durante il rastrellamento contro la Brigata “Mazzini” nel territorio tra le province di Treviso, Pordenone e Belluno tra il 24 e 25 gennaio 1945, condotto dai Battaglioni Sagittario e Nuotatori Paracadutisti della Decima Mas.
Marino Zanella fu una figura fondamentale per l’organizzazione della Resistenza e la rinascita del Partito Comunista nel trevigiano, insieme a Pietro Dal Pozzo, futuro primo Sindaco di Treviso libera al termine del conflitto.
Tra il 1937 e il 1938, inoltre, era stato in Spagna volontario nelle Brigate Internazionali, divenendo Capitano di compagnia e Comandante di Battaglione.
I responsabili dell’eccidio (Rosellini Angelo, vicecomandante di battaglione, Bonichi Alfredo, comandante di compagnia, e Grosso Aldo, vicecomandante di compagnia) furono processati nel luglio 1947 e in un primo momento condannati. In seguito a varie fasi di appello e ricorsi, vennero ritenuti non responsabili dei fatti o assolti per insufficienza di prove.
Il ricordo di persone come Marino Zanella, come i partigiani caduti insieme a lui e come Pietro Dal Pozzo, non deve limitarsi alla mera celebrazione storica. La loro memoria deve essere testimonianza ed esempio per i giorni nostri; giorni in cui l’antifascismo viene considerato come un fastidioso rottame del passato, in cui vi sono amministrazioni comunali che rifiutano di celebrare il 25 Aprile perché ritenuto “festa di parte”, o che ospitano con tutti gli onori manifestazioni di reduci della Decima Mas.
La loro memoria deve farci dire oggi che chi ha consegnato l’Italia agli occupanti nazisti dopo l’8 settembre 1943, ed è stato complice dei loro crimini, non può essere ritenuto uguale a chi ha combattuto la barbarie fascista; che chi è caduto per fermare l’orrore dei campi di sterminio non è uguale a chi invece riempiva i treni della morte; che chi disprezza i valori della Costituzione nata dalla Resistenza, disobbedisce alla prima legge dello Stato e tradisce la Repubblica Italiana.
Fonti:
ISTRESCO Treviso –ANPI provinciale Treviso
http://www.televignole.it/valdobbiadene-storie-di-guerra-1/
https://locusglobus.it/index.php/personaggi/personaggi-in-primo-piano/dal-pozzo-pietro
“Storie di guerra: Valdobbiadene e dintorni dal gennaio 1944 all’eccidio del maggio 1945” – Luca Nardi, tesi di Laurea, corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche” – 2016, Università degli Studi di Padova