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18 dicembre 1922: ricordiamo la strage fascista di Torino

Dicembre 1922: il fascismo è al governo del Paese da meno di due mesi, qualsiasi tentativo di opposizione al nuovo potere incontra reazioni violentissime.

A Torino, il 18 dicembre gli squadristi danno inizio ad una terribile caccia al “sovversivo” che dura tre giorni. Al termine, il bilancio sarà di 11 morti e 26 feriti, oltre alla distruzione delle sedi della Camera del Lavoro, del Circolo anarchico dei Ferrovieri, de “L’Ordine Nuovo” e del Circolo Carlo Marx.

Non doveva esservi alcun dubbio su quale sorte sarebbe stata riservata a chi non sosteneva il nuovo regime: le vittime furono in massima parte operai e sindacalisti comunisti, socialisti e anarchici, ma vennero barbaramente assassinate anche persone estranee all’ambiente sindacale politicizzato. Angelo Quintagliè, usciere delle Ferrovie ed ex Carabiniere, venne ucciso sul posto di lavoro  per aver deplorato apertamente le violenze avvenute; Cesare Pochettino, artigiano non attivo politicamente, venne prelevato dal suo laboratorio e ucciso sulla base di denunce anonime che lo definivano come antifascista.

Tra i caduti per mano della violenza squadrista ricordiamo in modo particolare il grugliaschese Pietro Ferrero, operaio anarchico, segretario della FIOM torinese: gli assassini fascisti, non paghi della sua morte, ne legarono il corpo ad un automezzo e lo trascinarono per la città come monito per chiunque avesse osato ribellarsi e protestare.

Questi erano, e sono ancora, i metodi fascisti. Questo è ciò che fece dire a Giacomo Matteotti “Il fascismo non è un’opinione, è un crimine.”

Il fascismo appena instaurato confermava la propria natura violenta; violenza impunita che la popolazione italiana aveva già avuto modo di sperimentare sulla propria pelle nel biennio precedente, e che subirà per altri 20 anni.

Il comandante degli assassini fascisti, Piero Brandimarte, ex ufficiale dell’Esercito, non pagò per i suoi crimini: nel 1950 venne condannato a 26 anni e tre mesi di reclusione, ma nel 1952 venne assolto per insufficienza di prove.

Come sosteniamo da sempre, il ricordo di quanto accaduto non deve limitarsi alla pure importante commemorazione. E’ indispensabile saper leggere i fatti del tempo presente alla luce di ciò che è stato, denunciare le azioni e le parole d’ordine di movimenti politici che evocano apertamente il fascismo e negano i valori della Costituzione nata dalla Guerra di Liberazione partigiana.

 

Le vittime della strage:

  • Carlo Berruti, ferroviere e consigliere comunale del Partito Comunista;
  • Matteo Chiolero, tramviere e militante socialista;
  • Erminio Andreone, fuochista delle ferrovie,
  • Pietro Ferrero, anarchico e segretario torinese della Federazione degli operai metallurgici (FIOM);
  • Andrea Ghiomo, antifascista;
  • Matteo Tarizzo, antifascista.
  • Leone Mazzola, proprietario di un’osteria e militante socialista;
  • Giovanni Massaro, ex ferroviere e anarchico,
  • Cesare Pochettino, artigiano non impegnato in politica;
  • Angelo Quintagliè, usciere dell’ufficio ferroviario “Controllo prodotti” ed ex Carabiniere;
  • Evasio Becchio, operaio e militante comunista

 

Scarica il documento storico dell’ANPI – dicembre 2012