Comunicati ANPI GrugliascoLettere e TestimonianzeNuove Resistenze

Orso vive

Trasmettiamo la testimonianza di Flavia, una nostra giovane compagna che ha partecipato a Firenze all’Ultimo saluto del volontario italiano Lorenzo Orsetti, “Orso”, Caduto in combattimento contro l’ISIS in Siria il 18 marzo scorso.
La nostra Associazione ha reso gli onori partigiani a Orso, portando le bandiere in corteo: durante la cerimonia l’ultimo Partigiano combattente che partecipò alla Liberazione di Firenze ha dichiarato che “Lorenzo è un Partigiano, proprio come i miei compagni Caduti durante la Resistenza“.
23 giugno 2019 – Firenze
Ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia“.
Lorenzo Orsetti.

 

“Non l’ho mai visto, né conosciuto. L’unica volta che l’ho visto è stato in una foto e poi…. in una bara.
Eppure, non ho mai sentito niente di così potente esplodermi nel cuore, come quello che ho sentito, quando mi ci sono avvicinata.
Io, Flavia della Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco (TO) e la compagna Ombretta della Sezione ANPI di Montanaro (TO) siamo entrate all’SMS (società di mutuo soccorso), il centro che ha ospitato la veglia di Lorenzo Orsetti, nome di battaglia “Orso Tekosher Pilin”, il volontario italiano unitosi alla rivoluzione kurda nelle brigate YPG-YPJ contro l’ISIS, che il 18 marzo 2019 è Caduto in combattimento durante una delle ultime operazioni di liberazione delle città siriane, ancora sotto il dominio dello Stato Islamico.
Un Partigiano, un Compagno, un Eroe che ha donato la vita per liberare un popolo, non il suo, forse, o forse si, visto che molti sono partiti da tutto il mondo per aiutare i kurdi, perché per quanto cerchino di dividerci per farci sentire soli e diversi, in fondo, non siamo che un unico popolo in costante lotta internazionalista.
Siamo entrate nella stanza della veglia e lui era là! Probabilmente penserete che stia parlando della bara, ma in realtà no, lui era là.
Lo sentivi intorno a te, lo sentivi dentro di te e sembrava che stesse lì a fissarti negli occhi lucidi, dicendoti: “quindi cosa stai aspettando a diventare quella goccia?
Tantissimi compagni intorno a lui e poi la sua mamma e il suo papà, distrutti ma orgogliosi, disposti a condividere con noi sconosciuti il loro dolore, perché consapevoli che il sacrificio di Orso avrebbe rappresentato l’inizio di un nuovo giorno, quello in cui molti compagni non avrebbero più accettato di arrendersi: ognuno di noi ha fatto una promessa, quella di costruire una società democratica, libera, rispettosa delle differenze e solidale, la causa per cui Orso ha lottato.
Abbiamo promesso di farlo ovunque e per chiunque e la forza che ci serviva ci è stata donata da Lorenzo e dal suo esempio concreto.
Orso è speranza, risveglio, sofferenza e rabbia! Rabbia perché un altro Compagno muore per combattere contro un altro tiranno, vero o come tanti altri che si travestono da buoni e giusti.
E’ necessario organizzarci e continuare la lotta, sia singolarmente che collettivamente, per portare avanti la causa. Ci siamo guardati tutti e non ho mai visto niente di così vero. “Dobbiamo cominciare ad essere noi quella società che vogliamo diventare” ha detto il papà di Lorenzo durante l’Ultimo saluto.
Ci sono stati molti interventi, tutti significativi e tutti che gridavano alla stessa lotta antifascista, come quello memorabile dei combattenti italiani pronunciato dalla torinese Eddi Marcucci.
Nel pomeriggio, Lorenzo è stato condotto al cimitero delle Porte Sante di San Miniato, abbiamo alzato le bandiere e i pugni al cielo e lo abbiamo accompagnato in un corteo tra canti, lacrime e tanto calore.
Abbiamo alzato le bandiere al cielo, bandiere diverse, che rappresentano lotte diverse, paesi diversi, opinioni politiche diverse, ma bandiere uguali, che combattono l’ingiustizia, l’abuso di potere, il fascismo, l’imperialismo. Bandiere contro l’intolleranza, l’arroganza, la falsità, che lottano per un mondo di persone libere e uguali seppur diverse.
Bandiere che significano lotta sia contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sia contro lo sfruttamento delle risorse per i profitti dei padroni… non possiamo più sopportare la povertà nel mondo, causata dalla ricchezza e dalla prevaricazione di pochi ricchi, sempre più ricchi, sui molti poveri e poverissimi.
Bandiere portate da persone che quando si guardano negli occhi… si riconoscono. Bandiere che odiano l’indifferenza!
Esperienze come quella kurda, ma anche molte altre, insegnano che non si smette mai di lottare. Un altro rivoluzionario diceva: “senza perdere la tenerezza” , perché serve l’amore per avere coraggio, bisogna amarsi per decidere di difendersi a vicenda e io ho capito che vi amo tutti, amo i Compagni che conosco bene, quelli che conosco poco, quelli che non conosco ancora e quelli che non ho potuto conoscere.
Orso non è morto, ma se vive in noi, allora dobbiamo farlo stare bene.
18 marzo, le bandiere al vento,
è morto un partigiano, ne nascono altri 100!”.
Forza, è un nuovo giorno e Orso ci ha fatto un dono: ci ha regalato Noi!
La Resistenza continua!”