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L’acqua non su vende. Fuori l’acqua dal mercato

 

La proposta di legge “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” è alla sua la terza legislatura di “gestazione. Infatti, questo testo nasce dalla legge di iniziativa popolare presentata nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua col sostegno di oltre 400mila cittadini.

La posta in gioco è alta, e ha infatti scatenato le reazioni scomposte di chi ha interesse a che l’acqua resti sul mercato. Questa legge rappresenta una radicale inversione di tendenza: una gestione del servizio interamente pubblica, partecipativa, ambientalmente sostenibile, con tariffe eque per tutti i cittadini, che garantisca gli investimenti fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori.

Ecco, dunque, spiegato l’accanimento con cui il fronte dei gestori, e non solo, ha costruito una narrazione allarmistica e distorta, rilanciata da alcune forze politiche.

Il tentativo in atto è quello di far passare un’ideologia per cui il mercato è l’unico regolatore della società. Ideologia già sconfitta nel 2011 dalla volontà popolare espressa con i referendum, e non sostenuta da dati reali.