Oggi, 8 settembre 2021, ricordiamo la resa incondizionata che l’Italia ha firmato con gli Alleati nel 1943 attraverso la stipulazione dell’Armistizio, quello corto il 3 settembre a Cassibile, vicino Siracusa, e quello lungo il 29 settembre a Malta.
L’Armistizio ha posto le fondamenta per le future rivendicazioni delle Nazioni Unite vincitrici della Seconda Guerra Mondiale nei confronti dell’Italia sconfitta, sancite definitivamente nel Trattato di Pace di Parigi firmato il 10 febbraio 1947.
Con il famoso annuncio del Maresciallo Pietro Badoglio, già criminale di guerra per il genocidio perpetrato anche con l’ausilio di armi chimiche contro le popolazioni indigene in Etiopia, il Regio Esercito Italiano venne lasciato senza ordini e quindi allo sbando:
“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
Il 9 settembre il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, suo figlio Umberto e tutta la corte monarchica, insieme a Pietro Badoglio, fuggirono da Roma prima a Pescara e poi a Brindisi, dando vita al Regno del Sud e abbandonando esercito e popolo in piena Seconda Guerra Mondiale.
I nazisti attuarono il piano Alarich, già progettato da Hitler fin dal maggio 1943, procedendo alla neutralizzazione delle forze armate italiane, alla liberazione del Duce e al controllo militare del territorio italiano, installandovi un rinnovato governo fascista svincolato dalla monarchia, la Repubblica Sociale Italiana (RSI).
In pochi giorni i nazisti disarmarono e catturarono 1.007.000 militari italiani, su un totale approssimativo di circa 2.000.000 effettivamente sotto le armi.
Circa 196.000 scamparono alla deportazione dandosi alla fuga o grazie agli accordi presi al momento della capitolazione di Roma.
Dei rimanenti 810.000 circa (di cui 58.000 catturati in Francia, 321.000 in Italia e 430.000 nei Balcani):
– oltre 13.000 persero la vita durante il brutale trasporto dalle isole greche alla terraferma
– 94.000, tra cui la quasi totalità delle Camicie Nere della MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale), decisero immediatamente di accettare l’offerta di passare con i tedeschi
– al netto delle vittime, dei fuggiaschi e degli aderenti della prima ora, nei campi di concentramento del Terzo Reich vennero dunque deportati circa 710.000 militari italiani con lo status di IMI e 20.000 con quello di prigionieri di guerra
– entro la primavera del 1944, altri 103.000 si dichiararono disponibili a prestare servizio per la Germania o la RSI, come combattenti o come ausiliari lavoratori.
In totale, quindi, tra i 600.000 e i 650.000 militari rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei tedeschi e furono rinchiusi in numerosi campi di prigionia in Germania e nei territori occupati: Stammlager (Stalag) e loro dipendenze (Arbeitskommando, AK) per i soldati e i sottufficiali avviati al lavoro coatto; Offizierslager (Oflag) per gli ufficiali; campi di punizione (Straflager), di rieducazione al lavoro (AEL) o dipendenze dei campi di sterminio (KZ, Konzentrationszone) per i militari accusati di sabotaggio e presunti altri reati. Di questi, circa 50.000 perirono nei lager per la fame, lo sfinimento e le malattie.
Il Duce del fascismo Benito Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, venne liberato dai nazisti e portato in Germania, dove su richiesta di Hitler riorganizzò il fascismo sotto le insegne della Repubblica Sociale Italiana, stato fantoccio alle dirette dipendenze del Reich, che utilizzò le sue forze armate – costituite e addestrate in Germania – per contrastare la crescente Resistenza partigiana in fase di organizzazione militare e diffusione, via via sempre più rapida e consolidata.
Sempre il 9 settembre venne costituito a Roma il CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, da parte delle principali forze politiche antifasciste di rilievo nazionale: Partito Comunista d’Italia (PCI), Democrazia Cristiana (DC), Democrazia per il Lavoro (DL), Partito Liberale Italiano (PLI), Partito d’Azione (PdA), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).
Analoga struttura unitaria venne mantenuta in tutte le articolazioni periferiche dei vari CLN locali nei territori occupati.
L’11 settembre, da Roma, il comandante in capo delle forze armate tedesche in Italia Feldmaresciallo Albert Kesselring, diramò un’ordinanza per cui “il territorio dell’Italia a me sottoposto è territorio di guerra” e subordinò alle sue direttive tutte “le autorità e le organizzazioni civili italiane”: l’obiettivo dei nazisti era asservire il territorio e la popolazione italiana alle esigenze belliche del Reich occupante.
Oltre all’istituzione della RSI, due territori vennero strappati all’Italia e annessi direttamente al Reich: la Zona di Operazione delle Prealpi (Operationszone Alpenvorland, corrispondente alle province di Bolzano, Trento e Belluno) e la Zona di Operazione del Litorale Adriatico (Operationszone Adriatisches Kustenland, corrispondente alle province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana).
Tradizionalmente, l’8 settembre dell’Armistizio è stato assunto come data simbolo dell’inizio della Guerra di Liberazione contro i nazi-fascisti, che vide sviluppare le prime bande partigiane attorno a gruppi formati principalmente da esponenti dell’Antifascismo clandestino sopravvissuto per vent’anni al regime fascista, dai militari sbandati scampati ai rastrellamenti nazisti e dai giovani renitenti alla leva che rifiutavano di arruolarsi tra le fila della RSI agli ordini dei tedeschi.
L’8 settembre rappresenta un momento storico imprescindibile per conoscere e comprendere la storia d’Italia, i valori della Libertà e i principi della Costituzione; rappresenta il momento del riscatto nazionale e della scelta, una scelta volontaria, una scelta resistente e partigiana: la scelta della Libertà.
Approfondimento su Patria Indipendente speciale 70°: Quell’otto settembre e ciò che avvenne prima
Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945. Traditi, disprezzati, dimenticati, USME, Roma 1997
Gabriele Hammermann, Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945, Il Mulino, Bologna 2004
Mario Avagliano e Marco Palmieri, Gli Internati Militari Italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945, Einaudi, 2009
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La lapide di Ortona a memoria della fuga dei Savoia