Il 13 luglio 1920 i fasci di combattimento triestini incendiano il Narodni Dom
Prima puntata della rubrica QUELLO CHE NON SI VUOLE RICORDARE. I crimini fascisti lungo il confine italo-jugoslavo”
Trieste ha racchiuso in sé un dinamico cosmopolitismo, fiorì come città portuale e come centro culturale durante il dominio asburgico diventando un riferimento per la popolazione slava dell’Impero (la terza più numerosa). Fu così che agli inizi del 1900 la comunità slava triestina decise di costruire il Narodni Dom (la Casa del Popolo in sloveno), un luogo dove riunire cultura, affari e servizi per la comunità.
Non è difficile immaginare perché gli squadristi fascisti partirono proprio da questo simbolo per avviare la loro campagna di sangue. Nel luglio 1920 la tensione tra il Regno d’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni aveva raggiunto dei livelli allarmanti. Nello stesso mese vi furono degli scontri (mai ufficialmente chiariti) tra la Marina Italiana e i nazionalisti jugoslavi e la popolazione di Spalato (Split).
Fu così che il capo dei Fasci di Combattimento triestini Francesco Giunta organizzò un comizio in Piazza Unità il 13 luglio. Verso la fine del comizio la violenza prese il sopravvento e il diciassettenne Giovanni Nini, estraneo al comizio, venne ucciso nel caos degli scontri. La morte di Nini offrì il pretesto agli squadristi per prendere d’assalto il Narodni Dom. L’edificio venne dato alle fiamme, nonostante il presidio dei militari, che in seguito si unirono ai fascisti. Persino l’intervento dei pompieri venne impedito dagli squadristi. A perdere la vita nell’incendio fu un farmacista sloveno, Hugo Roblek.
I fascisti dichiararono che l’edificio fosse pieno di armi e munizioni (per questo si incendiò facilmente!). In realtà non era altro che un luogo di incontro e di cultura per dellə cittadinə che, da quel momento, scoprirono di essere indesideratə e nemicə.
A cento anni dalla sua distruzione, l’Italia ha restituito il Narodni Dom alla Slovenia durante un simbolico incontro tra il Presidente Sloveno Borut Pahor e quello italiano Sergio Mattarella
La riconciliazione e la pace trionfano sull’odio!
ORA E SEMPRE RESISTENZA!